Per la grana della controllata Sorgenia con i suoi 1,86 miliardi di debiti, le Compagnie Industriali Riunite della famiglia De Benedetti sperano in un accordo rapido con le banche creditrici, Mps, Intesa, Unicredit e Mediobanca in testa. Anche perché rischiano di dover pagare un extra di 259 milioni di euro agli obbligazionisti della stessa Cir. E questo senza contare il fatto che Sorgenia (60,7 milioni di euro i debiti già scaduti e non pagati al 31 gennaio scorso) senza un’intesa con i creditori ha un’autonomia finanziaria di circa un mese.
E’ quanto emerge da una nota che Cir ha pubblicato nella tarda serata di lunedì 17 febbraio su richiesta della Consob, arrivata in seguito alle ultime indiscrezioni di stampa sui guai del polo energetico del gruppo industriale che controlla anche Repubblica e l’Espresso. Nella nota la holding sottolinea che “non ha rilasciato garanzie in favore di Sorgenia o società da questa controllate, ad eccezione del contratto di approvvigionamento di gas naturale take or pay stipulato da Sorgenia, in relazione al quale, come riportato nel bilancio consolidato di gruppo, i due principali soci hanno rilasciato apposita garanzia pro quota”.
Tuttavia, ricorda ancora Cir, il regolamento del suo prestito obbligazionario in scadenza al 2024 contiene una clausola (tecnicamente di cross default) in base alla quale i mancati pagamenti da parte di società controllate danno agli obbligazionisti della controllante il diritto di chiedere il rimborso anticipato del finanziamento. E, ammette la holding guidata da Rodolfo De Benedetti, la procedura è stata avviata il 2 gennaio scorso ed è al momento sotto esame da parte del gestore del prestito che da una parte sta valutando la situazione, dall’altra si sta consultando con gli obbligazionisti. Cir, in ogni caso, garantisce di aver “liquidità sufficiente per un pronto rimborso del prestito”, per un ammontare di appunto 259 milioni di euro.
Nel frattempo Sorgenia sta negoziando con le banche il congelamento dei debiti fino a luglio. L’obiettivo è lo stesso di dicembre, cioè ottenere la moratoria e, quindi, frenare l’emorragia, per poi poter ragionare sugli interventi strutturali: lo stralcio di parte degli stessi debiti accompagnato da un rifinanziamento per ridurre l’indebitamento di circa 600 milioni e, in parallelo, il piano industriale per il salvataggio. “Sulla base delle valutazioni del management di Sorgenia, in assenza del ripristino dei finanziamenti – tenuto conto delle restrizioni e delle revoche intervenute nel corso degli ultimi mesi – Sorgenia potrebbe avere un’autonomia finanziaria di circa un mese”, ammette ancora una volta Cir.
Per poi spiegare che molte banche hanno iniziato a chiudere i rubinetti. “Nei mesi scorsi sono state assunte da parte di molti istituti finanziatori numerose iniziative di revoca, sospensione o congelamento di linee per cassa e per firma. Per effetto di tali iniziative, allo stato, vi è un’unica linea di cassa disponibile mentre non vi è disponibilità su alcuna linea per firma. Tale situazione, naturalmente, determina una significativa tensione finanziaria che, qualora perdurasse, potrebbe generare conseguenze pregiudizievoli per l’operatività del gruppo Sorgenia”, si legge infatti nella nota.
Nonostante tutto, Sorgenia, “anche alla luce delle trattative in corso, auspica di pervenire alla definizione, in tempi contenuti, dell’accordo di stand still (il congelamento del debito, ndr) e, conseguentemente, alla riattivazione di una operatività normale per tutto il periodo necessario alla definizione della manovra finanziaria e della complessiva operazione di ristrutturazione dell’indebitamento”, spiega ancora il comunicato. “In considerazione dei contenuti dell’accordo di stand still in corso di negoziazione e dell’aspettativa di un esito favorevole della trattativa dello stesso, gli amministratori di Sorgenia valutano che il gruppo possa continuare a operare in continuità aziendale“. Ma non si esclude il peggio: “l’organo amministrativo di Sorgenia, peraltro, continua a monitorare attentamente la situazione al fine di poter intervenire assumendo tempestivamente ogni più opportuna iniziativa qualora tale aspettativa dovesse essere disattesa ovvero si rendesse necessario adottare ulteriori misure a tutela degli interessi di tutti gli stakeholder (i portatori d’interesse, ndr)”.
Ma quanto è disposta a mettere sul piatto la famiglia torinese, specie dopo che il socio austriaco Verbund si è tirato indietro azzerando il valore della sua quota in Sorgenia? E’ proprio questo il punto su cui battono i creditori che difficilmente potrebbero giustificare ai proprio azionisti, ma anche alle famiglie e alle imprese italiane da tempo a secco di credito, una perdita incassata a fronte di un salvagente dato senza nulla in cambio. Secondo il Corriere della Sera Cir non vuole metterci più di 100 milioni, mentre le banche hanno chiesto un intervento di 300 milioni sul totale di 600 milioni di debiti da abbattere. Sibillina la risposta dei De Benedetti che confermano di non essere disponibili a ricapitalizzare oltre la propria quota. E, superato il primo ostacolo con un eventuale finanziamento soci, pongono determinate condizioni. Recita infatti il comunicato: “Cir spa ha manifestato la propria disponibilità a partecipare alla manovra finanziaria di risanamento e rilancio di Sorgenia – tenendo conto della necessità di preservare la propria solidità patrimoniale, degli interessi complessivi del gruppo, e senza incrementare la propria quota di partecipazione – a condizione che si pervenga alla definizione di un accordo di ristrutturazione con gli istituti di credito che risulti coerente e compatibile rispetto alle esigenze di riequilibrio patrimoniale, finanziario e di rilancio di Sorgenia e funzionale alla realizzazione del Piano Industriale e che, nelle more, venga preservata la normale operatività aziendale attraverso la sottoscrizione di un accordo di moratoria e stand still che risulti compatibile rispetto ai fabbisogni aziendali”.
Ottimismo, infine, sulla partita degli 875 milioni di debiti di Tirreno Power che fa capo direttamente a Sorgenia per il 39 per cento. Anche se la trattativa in corso da prima dell’estate con il pool di banche creditrici capitanato da Unciredit è ancora in corso. “Sulla base delle informazioni comunicate dal management di Sorgenia, Tirreno Power ha attualmente in corso una trattativa con gli istituti finanziatori per la ristrutturazione del debito in scadenza a fine giugno. In questo orizzonte temporale la società prevede di fare fronte a tutti i propri impegni”, conclude la nota.